domenica 4 novembre 2007

In breve: Il Doppio Turno alla francese

...evito di entrare troppo nel dettaglio, ma a parte eventuali vantaggi o svantaggi che potrebbe avere il doppio turno, ho una perplessità di base... ma perché con il doppio turno si chiede l'elettore prima di esprimere la sua scelta politica (al primo turno), per poi costringerlo a rettificare eventualmente questa scelta al secondo turno???

Forse perché si pensa che l'elettore non è abbastanza maturo per fare subito la giusta scelta???

O forse perché si dà prima la possibilità a TUTTI di esprimere il proprio voto assegnando qualche seggio, per poi restringere il campo e distribuire una parte dei seggi nel secondo turno ai partiti maggiori con i soli voti dei loro elettori (perché quelli che non scelgono i partiti maggiori non andranno mica più a votare al secondo turno)???

Dubbi su dubbi, ma mi pare ovvio il grave deficit di rispetto per l'intelligenza degli elettori che si esprime nel doppio turno, anzi, pare che si tratti proprio di una presa per i fondelli...

Critica No. 3: “Non contrasta efficacemente la frammentazione”

Premesso che sia compito di una legge elettorale di contrastare la frammentazione politica, è vero che il la legge elettorale tedesca non inibisce la frammentazione dei partiti, come siamo abituati a vederla in Italia. Semplicemente perchè non esiste principio generale che sia compatibile con i principi della democrazia e nel nome del quale si possa vietare la creazione di partiti o la loro partecipazione a pieno titolo alle competizioni democratiche. Ogni tipo di intervento in questo senso sarebbe di dubbia costituzionalità.

La cultura politica della responsabilità e del bene comune superiore agli interessi di parte non si può imporre per legge. Essa richiede processi culturali lunghi e al massimo un calcolo di convenienza o di decenza ed immagine nei confronti dei loro elettori.
Il Partito Democratico è in Italia un primo passo verso questa cultura, e altri potrebbero esserlo progetti come la “Cosa Rossa”, il “Partito delle libertà” o il “Grande Centro” (se fosse veramente “grande” in termini d dimensioni :-) ...).

L'unica possibilità che rimane a una collettività politica per salvaguardare nell'interesse del bene comune “supremo” ed in nome della responsabilità nei confronti dei cittadini è di garantire governabilità e stabilità, e perciò disincentivare la frammentazione dei movimenti e partiti politici. E questo nel sistema tedesco viene fatto attraverso lo sbarramento al 5% e – molto importante – attraverso la limitazione delle possibilità di incidere ed intervenire nella vita parlamentare sui processi legislativi (accesso alle e funzioni nelle commissioni, tempi di intervento in aula, definizione degli ordini del giorno, limitati fondi, ecc.) per quei deputati o gruppi di deputati che abbandonano una “frazione” parlamentare o che dopo le elezioni si suddividono in diversi gruppi parlamentari, nonostante che prima delle elezioni avessero fuse le loro liste nell'intento di superare la soglia di sbarramento (vedi i casi di PdCI/Verdi al Senato e RNP di socialisti e radicali).

La statistica può essere di un certo aiuto: il numero di partiti rappresentati nel parlamento federale tedesco sono 3 partiti fino alla fine degli anni '70 (CDU/CSU, SPD e FDP – i liberali), poi la nascita dei Verdi, e dal 2005 anche l'emergere di un partito a sinistra di Verdi e SPD la cosidetta “Sinistra” composta da movimenti para-sindacali e post-comunisti dell'ovest e il partito PDS dell'est, erede dell'SED, l'ex-Partito Socialista Unitario della RDT. Così in effetti qualcuno potrebbe dire che nonostante questi dispositivi anche in Germania si è arrivati a frammentare il panorama politico sempre di più, fino ad raggiungere oggi 5 partiti rappresentati in parlamento. Già questo numero sarebbe un grande successo per una realtà come quella italiana, ma anche per un'altra realtà come quella francese dove il “doppio turno” secondo alcuni farebbe miracoli per limitare la frammentazione, nonostante che ancora oggi sono presenti 12 partiti nell'Assemblée Nationale. Ma soprattutto l'emergere dei Verdi e de “La Sinistra” è da valutare all'interno di processi socio-culturali e politici che hanno in qualche maniera imposto la nascita di nuove aggregazioni, per necessità storiche, che però potrebbero benissimo essere superati da altre determinanti storiche.

Per esempio, benché i Verdi tedeschi riscuotono ancora un consenso relativamente sostanzioso (a livello nazionale del 9-11%), che si spiega sia con un proprio consolidato “blocco culturale” specialmente nelle grandi città, che con il premio che le varie opposizioni riscuotono attualmente grazie alla “Grande Coalizione” tra CDU/CSU e SPD, sono in verità destinati a essere superati come movimento o partito, dato che lo sviluppo sostenibile, la protezione dell'ambiente e la tutela dei consumatori stanno man mano diventando dominio comune anche per i grandi partiti (v. l'impegno della Cancelliera Angela Merkel su questi temi in Europa e nel mondo o il nuovo manifesto per uno sviluppo sostenibile della SPD).

Invece la divisione dell'ala sinistra e sindacalista del SPD dall'ala riformista e liberale che ha contribuito alla nascita de “La Sinistra” è – direi – fisiologica sia per la differente etica politica delle due correnti (vedi anche maggioranza e minoranza dei DS che sul PD si sono separati), sia per la crisi sociale ed economica causata da politiche economiche “imposte” dall'Unione Europea e da soluzioni neoliberali impropriamente addottate anche dal governo Schroeder – e a mio parere miopi - che scuotono nel profondo il vecchio ampio consenso sociale attorno all'”Economia sociale di mercato”, fondato negli anni '50 da Ludwig Erhard.

Scusandomi per l'excursus, queste argomentazioni mi servono per dire 2 cose:
nonostante l'emergere di 2 nuove formazioni politiche minori, ma non minoritarie, rappresentate nel parlamento federale tedesco, nell'arco DEGLI ULTIMI 30 ANNI, queste “frammentazioni” non sono altro che fisiologiche e non c'entrano niente con la frammentazione partitica italiana, che per la stragrande maggioranza è dovuta più a una cultura politica degl'interessi di parte, della difficoltà dell'elite italiana di saper collaborare o delle aggregazioni ideologiche. Anzi, visto che queste nuove formazioni sono abbastanza “giustificate” storicamente, risulta evidente l'equilibrio del “modello tedesco”, sia per la sua flessibilità democratica nel permettere l'emersione di innovazioni politiche, che per la sua funzione “anti-frammentazione”, cioè di disincentivare la crescita di movimenti e partiti poco rappresentativi.

Pertanto, immaginare qualsiasi limitazione, divieto o disincentivo draconiano (p.es. sbarramento al 10%, maggioritario secco, ecc.) per risolvere questi “mali” equivalgono solo a tentativi di amputazione che non garantiranno di salvare l'organismo. Il tipo di frammentazione politica italiana può essere disincentivato e forse limitato in parte con dispositivi come nel “modello tedesco”, ma può veramente essere superato solo con il buon esempio da parte dell'elite e dei grandi partiti italiani nell'affrontare in maniera democratica e matura le difficoltà di stare assieme in grandi aggregazioni, o con la dialettica politica che sa privilegiare il valore della collaborazione, piuttosto che gli interessi di parte di qualcuno, e con esemplari compromessi virtuosi piuttosto che voler soddisfare sempre tutti con i compromessi “all'italiana”, come si prova a fare quasi con ogni finanziaria (e Berlusconi qui non si salva affatto...).

Anzi, le limitazioni troppo forti espongono il sistema politico e la società al rischio di non permettere più la possibilità dell'emersione di innovazioni sul piano politico. Come nel caso dell'Inghilterra, dove grazie al maggioritario secco negli ultimi 50 anni è riuscito appena un solo nuovo partito ad entrare in parlamento – i liberal democrats – oltre ai due grandi partiti “storici” (Conservative Party and Labour Party). Il partito verde britannico, benchè esiste da quasi 3 decenni, non è mai riuscito a portare nemmeno 1 rappresentante nel'House of Commons nonostante picchi elettorali del 12-15% di consensi, cosa che ha prodotto una politica nazionale scarsamente attenta alle tematiche tipicamente care a questa formazione, se non recentissimamente nel governo Brown per le ragioni ovvie legate al cambio climatico.

Per concludere, usare il sistema elettorale per combattere la frammentazione è sicuramente non risolutivo. Ma a paragonare la situazione di rappresentanza politica in Germania con quella di altri grandi paesi europei, si nota che nel sistema tedesco si contano ad oggi (in 58 anni di Repubblica Federale) solo 5 partiti rappresentati nel parlamento federale contro il numero alto e difficile da stabilire di partiti e movimenti nel parlamento italiano, ma soprattutto anche meno della metà dei partiti francesi rappresentati oggi (2007) nell'Assemblée Nationale, nonostante il sistema del doppio turno. Invece al confronto con il Regno Unito, che conta meno partiti nell'House of Commons, però il sistema tedesco mostra maggiore flessibilità e apertura al nuovo. Questo equilibrio direi dovrebbe essere un argomento molto forte per i legislatori italiani...

giovedì 1 novembre 2007

Critica No.2: Lo sbarramento al 5% è antidemocratico

Ovviamente questa critica è la più sentita dai piccoli partiti. Ma non per quello è quella meno importante. Ci sono 3 modi per rispondere: uno storico-politico, uno etico e uno comparativo (con i sistemi elettorali utilizzati negli ultimi 13 anni in Italia o quelli auspicati).

Dal punto di vista storico-politico: la assemblea costitutiva tedesca riteneva "non sufficientemente rappresentativo del bene comune" il voto per un partito che non raggiunge almeno il 5% dei voti, certamente ricordandosi dell'ingovernabilità della repubblica di Weimar e pensando agli effetti di antipolitica e successiva accesa di un movimento antidemocratico (il nazionalsocialismo) che ha prodotto. In questo senso ogni politico italiano, che conosce simili problemi di sfiducia nelle istituzioni in Italia, dovrebbe tenere in mente questo ragionamento.
Inoltre, essere un partito con meno di 5% dei voti e non essere rappresentato con deputati in parlamento NON VUOL DIRE ESSERE UN PARTITO VIETATO. Rimangono aperte sempre tutte le sedi extra-parlamentari per formulare le sue proposte o protestare contro le decisioni del parlamento e del governo, come i mass media, le piazze, i circoli, ecc. Semmai si potrebbe ragionare su una forma - perlomeno limitata - di finanziamento pubblico ANCHE di quei partiti che rimangono esclusi dal parlamento (a differenza di quanto succede invece in Germania).

Dal punto di vista etico lo sbarramento al 5% e ritenere meno voti "non sufficientemente rappresentativi del bene comune" si spiega con una visione della politica alla Max Weber nel senso dell'etica della responsabilità (contrapposta all'etica della coscienza o della testimonianza). Il rappresentante del popolo non è eletto in parlamento per testimoniare la sua coscienza o i suoi valori ed ideali. E' eletto in parlamento per prendere responsabilità nei confronti dei cittadini, sia come governo che come opposizione, ma sempre prendendo o contrastando delle decisioni che ritiene responsabili (o meno) per la società e gli individui.

Dal punto di vista comparativo e pragmatico: Certamente si potrebbe disquisire a lungo sul fatto se 5% sono troppo alti, giusto o addirittura bassi, o se il principio è democratico o meno. Direi, che la soglia del 5% è certamente una concessione alla stabilità e governabilità a discapito di un alto grado di democraticità e rappresentatività, ma è una scelta NELL'INTERESSE DELLA DEMOCRAZIA STESSA (anche se non sempre nell'interesse dei partiti).
Se però paragoniamo altri dispositivi con lo sbarramento al 5%, come per esempio il premio di maggioranza, il doppio turno o i noti limiti (o meglio le note costrizioni) del sistema maggioritario credo che anche questi sistemi hanno dei forti difetti di democraticità per quanto riguarda l'autonomia della scelta degli elettori o l'autonomia dell'azione politica dei partiti.

Critica No. 1: Non incentiva il bipolarismo

1. "IL MODELLO TEDESCO NON GARANTISCE IL BIPOLARISMO E PERCIO' PORTEREBBE A UNA MAGGIORE INSTABILITA' ED INGOVERNABILITA' IN ITALIA oppure PORTA A COALIZIONI DI LARGHE INTESE (o alla Grosse Koalition)": è vero che nella legge elettorale tedesco o nelle regole parlamentari relative non esistono dispositivi che incentivano o impongono cartelli o alleanze elettorali tra vari partiti costituiti prima delle elezioni. Ne' questo è possibile senza fondere le liste. Partiti che vogliono portare solo i loro candidati in parlamento con i voti a loro dati dagli elettori, si devono presentare da soli.
MA...
- i partiti piccoli rischiano di non superare lo sbarramento del 5% e non possono evitare lo sbarramento "fingendosi alleati con altri" per poi in parlamento andare di nuovo per vie proprie, come regolarmente è accaduto in Italia dal 1994 in poi, da quando si è cercato di incentivare prima con il maggioritario al 75% dei seggi in parlamento e poi
- con il "porcellum" di Calderoli - con le "alleanze dichiarate" nel 2006. Questo modello di "Bipolarismo" che dovrebbe garantire stabilità e governabilità in verità ha creato in Italia 9 governi diversi in 13 anni, dal 1994 ad oggi (Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'Alema I + II, Amato, Berlusconi II + III, Prodi II) mentre in Germania con il suo sistema elettorale e la sfiducia costruttiva possiamo contare solo 17 governi dal 1949 al 2007 (e solo 8 cancellieri diversi). Pare ovvio che il sistema tedesco in questo senso è largamente più stabile anche senza incentivare od imporre il bipolarismo. Il trucco sta nello sbarramento del 5% e nella sfiducia costruttiva.

- la creazione di una colazione di governo è più onesta, più democratica e più equilibrata nei contenuti se fatta dopo la conta dei voti: se pensiamo ad esempio all'Unione che ha vinto le elezioni del 2006. E' stato elaborato un programma di questo cartello elettorale, senza tenere in considerazione il reale peso elettorale dei singoli partiti, concedendo eventualmente compromessi a partiti che poi si rivelavano di avere solo il 2 percento di voti (IdV, UDEUR, PdCI, Verdi, RNP, ecc.). Questi accordi pre-elettorali si rivelano così dei macigni per un governo.

- Dei 17 governi in Germania dal 1949 ad oggi solo 2 sono stati "di larghe intese" o "Grosse Koalitionen" dei 2 maggiori partiti di centro-destra e centro-sinistra (CDU/CSU e SPD). Perciò non si può parlare di effetto automatico del modello tedesco, anzi. Ma a volte non ci sono maggioranze alternative possibili in parlamento se non trovare una larga intesa. Allora anche questo deve essere possibile, nell'interesse dei cittadini. E forse occorre aggiungere che grazie alla sfiducia costruttiva solo un cancelliere è stato sfiduciato in parlamento e sostituito da una altro (Schmidt-Kohl 1982). Ed è altrettanto importante ricordare che il secondo governo Schroeder dal 2002 governava con soli 2 voti per 3 anni, fino a dimettersi più per pressioni dell'opinione pubblica che per una crisi di governo.

Accusare il sistema tedesco di non essere "bipolarista" e di portare a larghe intese, non corrisponde alla realtà e serve al massimo a difendere gli interessi di bottega dei piccoli partiti oppure di mantenere i governi ricattabili da pochi voti. Ma perché leader di
partiti medio-grandi come Fini o Veltroni dovrebbero volere proprio questo???? E' veramente difficile da spiegare se non che magari non conoscono bene il "modello tedesco".... Forse a Fini potrebbe preoccupare un governo di larghe intese Forza Italia-Partito Democratico... anche se sarà molto difficile che ciò avvenga...

A Veltroni e Fini ed altri scettici del sistema tedesco come Angelo Panebianco va forse anche detto che lo sbarramento al 5% si traduce AUTOMATICAMENTE in un premio ai partiti medio-grandi, perché se si pensa che oggi come oggi (2007) approssimativamente un 20% dei seggi in parlamento è assegnato a deputati di partiti che non raccolgono il 5% di voti. Quando questi partiti non arrivano sopra il 5% con uno sbarramento elettorale, tali 20% di seggi verranno attribuiti ai partiti che invece entrano in parlamento, ma - democraticamente - in base ai reali voti che hanno ottenuti e non un 20% forfetario come succede oggi. Perciò, Veltroni, occhio a questa opportunità (e democraticità) e Fini, sbrigati a fare il Partito della Libertà col Berlusca !!! Certo, anche PRC, PdCI, Verdi e SD non dormono e potrebbero eguagliare AN con la "Cosa Rossa", ma come disse Gorbaciov... "chi arriva tardi verrà punito dalla vita"...!

IL MODELLO TEDESCO IN BREVE

I tratti essenziali del "modello tedesco" riguardano il sistema elettorale e le regole parlamentari.

Il sistema elettorale:

1. Il 50% dei seggi (299) in parlamento vengono assegnati sulla base del voto proporzionale o "di lista". Le liste vengono presentate dai partiti su base regionale (che possono scegliere internamente tutte le modalità e procedure democratiche che preferiscono per arrivare alla compilazione della lista), il primo posto nella lista sarà il primo eletto, il secondo posto, il secondo eletto, ecc.

2. L'altra metà dei seggi viene assegnato in base a
- la maggioranza relativa di un candidato in un collegio uninominale (più voti di altri candidati anche se sono solo 23% contro altri che non lo superano). Ci sono 299 collegi uninominali in Germania dal 1990.
- fino ad un massimo di candidati di un singolo partito in relazione al voto proporzionale (o di lista).
Questa seconda modalità produce a volte l'effetto che vengono assegnati più seggi, che in effetti sono variabili, ma sono dal 1990 "normalmente" 598. Ciò avviene perché può capitare che un partito ottiene la relativa maggioranza dei voti proporzionali ed anche dei collegi uninominali, ma dovrebbe limitare i suoi rappresentanti in parlamento, perché il numero dei seggi sarebbe normalmente solo 598 ed anche gli altri partiti devono poter mandare tutti i loro candidati che hanno diritto a un seggio (o per voto di lista o per vittoria nel "maggioritario"). E' un dispositivo di compensazione per evitare che un partito vincente venga punito.
Questa stranezza dipende dal sistema di calcolo ed assegnazione dei seggi che porta il nome del matematico belga "De Hondt", che è ampiamente riconosciuto dagli esperti come una dei migliori e più chiari usati per l'assegnazione dei seggi.

La variabilità dei seggi (con la sola possibilità di aumentarli) si traduce nei fatti in una specie di "premio di maggioranza" che però non viene solo assegnato al partito maggiore, bensì anche agli altri partiti, sempre in relazione ai voti di lista ottenuti ed ai collegi uninominali vinti con maggioranza relativa nel singolo collegio.

3. Un partito, per entrare in parlamento, deve superare il 5% dei voti oppure vincere con i suoi candidati in almeno 3 collegi uninominali la maggioranza relativa. Nel secondo caso entreranno in parlamento solo questi 3 rappresentanti, e NON anche altri candidati di lista eventualmente in relazione ai voti ricevuti.

4. Non sono ammessi alleanze di liste varie, di coalizioni preconfigurate prima delle elezioni di partiti o movimenti distinti come la "Casa delle Libertà" o "L'Unione". Se due partiti o movimenti vogliono presentarsi assieme alle elezione per superare la soglia di sbarramento del 5% devono fondere anche le liste e presentare una unica lista (successo alle ultime elezioni nel 2005 quando il movimento para-sindacalista WASG si è presentato assieme al partito postcomunista della Germania dell'Est PDS. Oggi i due partiti si sono fusi nel partito "Die Linke" - "La Sinistra").


L'elettore trova nella cabina elettorale 2 schede molto semplici: una per eleggere il "candidato diretto" nel suo collegio ed una per votare una lista (un partito o movimento). Come risulta dalle regole sopra, il voto sulla seconda scheda è più importante per l'assegnazione dei seggi, mentre la prima scheda elettorale per eleggere il candidato direttamente garantisce maggiore identificazione con la persona.

Le regole parlamentari:

1. Solo se un partito supera il 5% dei consensi potrà mandare in parlamento i suoi rappresentanti nell'ordine della percentuale di voto che ha ottenuto (p.es.: 10% di voti, 10% dei seggi assegnati = ca. 60 seggi su 598). E solo in questo caso tale lista può costituire una "Fraktion" o Fazione parlamentare con tutti i diritti di incidere sugli ordini del giorno e gli iter parlamentari e con uguali diritti di intervento. Se un deputato esce dal suo partito (o viene espulso) mantiene il seggio ma non può, nemmeno assieme ad altri deputati singoli, formare una fazione, e i suoi diritti di partecipare alla vita parlamentare vengono drasticamente ridotti (non può incidere su ordini del giorno, ha meno tempo per intervenire nei dibattiti, ecc.). Anche un partito che ha vinto "solo" 3 collegi uninominali senza superare lo sbarramento del 5% non può costituire una fazione, ed invia in parlamento solo 3 eletti.

2. Il Cancelliere (non tutto il governo) viene eletto dalla maggioranza più uno dei parlamentari.

3. Il Cancelliere può solo essere sfiduciato se contemporaneamente si presenta una maggioranza alternativa in parlamento per un altro candidato cancelliere ("sfiducia costruttiva"). Se non si riesce ad eleggere un altro cancelliere, la sfiducia è respinta. Ovviamente il cancelliere può dimettersi di sua spontanea volontà. In tal caso si procede entro un periodo definito a nuove elezioni.

4. Il Cancelliere nomina i ministri del suo governo, che devono giurare davanti al parlamento, e può revocarli a sua discrezione. Il cancelliere detiene anche la cosiddetta "Competenza delle linee guida" del governo, cioè egli può definire, limitare ed orientare le azioni dei suoi ministri.

Questo intanto per dare il quadro del "modello tedesco" a grandi linee. Ovviamente ci sarebbero mille dettagli, ma può bastare così.



Perché questo blog sul "modello tedesco"?

Sono tedesco e vivo da 18 anni in Italia. E sono 15 anni che in Italia si discute sul sistema elettorale da introdurre per le elezioni del parlamento italiano. In tutti questi anni ho letto e sentito tanto su questo argomento, ho visto maggioranze di governo spaccarsi su questo argomento (bicamerale e seguito), ho osservato l'introduzione del sistema maggioritario "corretto" (come se fosse un caffè con la grappa) e ho subito - come tutti gli italiani - gli effetti del "Porcellum", la "nuova" legge elettorale introdotta 5 mesi prima delle ultime elezioni nel 2006 nel disperato tentativo del terzo governo Berlusconi di evitare la sconfitta elettorale, riproducendo una situazione rappresentativa talmente confusa da risultare in una quasi crisi di governo continua.
In tutti questi anni mi sono sempre chiesto: "Perché gli italiani non scelgono il sistema elettorale tedesco (per il parlamento federale), visto che la loro storia nazionale è tanto simile alla quella della Germania?" Finalmente - grazie anche al "porcellum" di Calderoli - si è iniziato a parlare seriamente del "modello tedesco" e della sua possibile introduzione in Italia dalla fine del 2006 in poi, tanto che sembrava l'ipotesi migliore sulla quale "negoziare e trovare un accordo" nell'attuale parlamento che potesse superare ampiamente la maggioranza semplice dei deputati.
Purtroppo però pare che qualcosa sta di nuovo andando storto. A Prodi, Veltroni, Berlusconi e Fini continua a non piacere il "modello tedesco", al massimo forse "corretto" (con la grappa italiana appunto). Sembrerebbe che "trattando" e "negoziando" con tutti i tatticismi del caso sul nuovo sistema elettorale o il "modello tedesco" verrà di nuovo abbandonato oppure verrà fortemente corretto appunto, tanto da mettere in crisi il suo stesso funzionamento o riducendo il suo alto grado di democraticità. E in questa situazione ho ricominiciato a sentire tante imprecisioni e falsità su questo sistema elettorale tedesco, che richiedono di essere contraddette, per onor di ragione e per rispetto per gli italiani che devono sapere cosa stanno per scegliere i loro rappresentanti politici.

Ora, se in Italia si introdurrà alla fine il "modello tedesco" o no, non mi farà cambiare idea e sentimenti nei confronti dell'Italia e degli italiani. E non credo che l'Italia diventi migliore solo perché introduce una cosa tedesca. Io comunque rimmarrei a vivere qui e cercherei a dare il mio contributo civile quando e quando posso.

Ma credo che:
- un sistema elettorale non può e non deve essere scelto in base a una negoziazione o tattica politica, ma in base ai migliori argomenti e le migliori ragioni che fanno prendere decisioni a favore o contro un sistema,

- il "modello tedesco" corrisponde perfettamente alle giustissime rivendicazioni di ambedue le "fazioni" che chiedono da un lato maggiore rappresentatività (e perciò sistemi elettorali proporzionali) o dall'altro lato maggiore governabilità e stabilità (e perciò sistemi elettorali maggioritari), perché il sistema elettorale della Germania rappresenta esattamente l'equilibrio di queste due esigenze per un paese democratico.

- Ed infine credo che si addice molto bene all'Italia e alle sue "sofferenze" politiche, rispondendo in maniera efficace alle preoccupazioni rispetto alla frammentazione dei partiti politici, alla instabilità dei governi dal 1948 in poi (e anche dopo il 1994) ed alla sua connaturale necessità di garantire la più ampia rappresentatività in un paese di anime individualiste e creative (lo dico con tutto il rispetto).

Questo blog dunque serve per provare a spiegare meglio il "modello tedesco" (da parte di qualcuno che in Germania ha vissuto e votato), di discutere i suoi dettagli con tutti i lettori e per commentare il progressivo andamento del dibattito politico in merito.

Non farò un discorso puramente intellettualistico, ma prenderò parte e commenterò in maniera secca ciò che sento e leggo, dato che non ho ambizioni scientifiche o giornalistiche e ritengo che le scelte politiche richiedono semplicità e chiarezza oltre che coerenza ideale ed intellettuale.

Mi auguro una partecipazione passionale da tutti, anche se si tratta di materia un po' "secca"!

Stefan Moritz