martedì 20 dicembre 2011

Alle Jahre wieder... (tutti gli anni di nuovo...)

Dopo il cambio di governo e Mr. B. finalmente lasciato alla meritata pensione, le firme per il referendum per l'abrogazione del Porcellum, finalmente si riprende a parlare di sistema elettorale tra i partiti maggiori... e pare che anche nel nostro PD qualcosa si muove, soprattutto grazie al fatto che si inizia a dubitare dell'alleanza obbligatoria con Di Pietro e Vendola.

E' Franceschini che riapre il discorso:
http://beta.partitodemocratico.it/doc/228209/franceschini-s-al-proporzionale-non-siamo-obbligati-a-stare-con-di-pietro.htm

E cito con grande piacere:
F.: "Serve un sistema in cui gli alleati li scegli attorno a dei programmi, che consenta di far vivere ugualmente il bipolarismo».

Domanda: Un proporzionale alla tedesca?

F.: «Diciamo qualcosa che gli assomigli. E comunque ancora non vi è alcun accordo di merito tra i partiti. Se non un'intesa di metodo, per procedere con alcune riforme essenziali, compresi i regolamenti delle Camere e la riduzione dei parlamentari»."

Non è che avrà letto il mio blog?
Dai Franceschini... perché solo "qualcosa che ci assomiglia"!?

Rimane sempre però la tentazione di salvare il bipolarismo come un totem... Il bipolarismo è nei fatti, nelle diverse "filosofie" politiche, non c'è bisogno di obbligare nessuno a stare dentro o fuori da una scatola, men che meno con dispositivi normativi che falsificano o condizionano il voto dell'elettore. Spero di averti capito male, Dario!
Molto bene invece il proposito di fare delle riforme complessive, compreso il sistema parlamentare ed i suoi regolamenti. Ricordatevi del voto di sfiducia alla tedesca, vera garanzia di stabilità!

Sullo stesso tema si esprime anche Maroni:
http://www.repubblica.it/politica/2011/12/19/news/maroni-26897637/?ref=HREC1-6

Maroni preferisce il Mattarellum. Bene. In verità siamo vicini al modello tedesco, ma colpisce l'ignoranza dei giornalisti che dicono che Maroni non avrebbe nostalgia del proporzionale: ma il Mattarellum assegnava 75% dei seggi con l'uninominale e 25% col proporzionale! Poi permetteva le liste unite tra diversi partiti. E non prevedeva una soglia di sbarramento secca al 5% per poter entrare in parlamento come il sistema tedesco.
Il sistema tedesco assegna 50% dei seggi coll'uninominale e l'altro 50% col proporzionale. E non permette liste unitarie tra partiti diversi. Sostanzialmente ci saremmo. Meglio però un chiaro equilibrio del risultato elettorale tra "governabilità" (uninominale/soglia di sbarramento) e "rappresentanza" (proporzionale/uninominale).

Infine da segnalare come continuamente viene fatta confusione sul fatto di poter scegliere o meno il proprio rappresentante al parlamento: sembra (specie per i referendari) che l'uninominale sia la ricetta salvifica che garantisce la scelta dei propri rappresentanti al parlamento, a differenza dei candidati di lista nel proporzionale.

Ma chi decide se in quel o quell'altro collegio si presenti un candidato x alla competizione uninominale (così come viene individuato il posto in lista per il proporzionale)? Il partito a cui appartiene. Punto. E cioè se non gestito diversamente la scelta dei candidati, c'è sempre il rischio di nomine fatte nei palazzi e dalle segreterie.

Dunque bisogna che siano i partiti a permettere la partecipazione degli iscritti o degli elettori nella scelta dei candidati, sia per i posti in lista (proporzionale), che per i candidati unici nell'uninominale. Dunque ci vogliono procedure democratiche trasparenti e partecipativi all'interno o attorno ai partiti.

Penso che il PD abbia già dimostrato che sa usare lo strumento delle primarie, che di volta in volta migliora nella sua trasparenza e nelle pari opportunità dei candidati in corsa. Altri partiti, nemmeno Di Pietro, Movimento 5 Stelle o SEL, possono vantare una simile apertura e democraticità.

Perciò: non dipende dal sistema elettorale se i candidati al parlamento siano "scelti dall'elettore", bensì dal partito e come organizza il reclutamento dei candidati.

Vedremo come andrà a finire nel 2012...

Auguri a tutti!

P.S.: "Alle Jahre wieder" è una canzone natalizia tedesca in cui si racconta della discesa in terra del Cristo ogni anno che viene Natale... ma è anche usata come affermazione laconica su una cosa un pò ripetitiva... come per esempio l'annosa discussione sul sistema elettorale in Italia.

venerdì 17 dicembre 2010

Dopo 3 anni...

Sono passati 3 anni dagli ultimi post, il tentativo di Veltroni tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 di cambiare la legge elettorale prima delle elezioni del 2008 è fallito, Berlusconi è stato ri-eletto con la stessa legge e dopo 2 anni di progressivo avvicinamento a una "democratura", con chiari tratti di regime populista-peronista, oltre a innumerevoli scandali e scosse, siamo di nuovo qui, forse a un passo da nuove elezioni nel 2011.
Sul fronte legge elettorale cosa è successo? Nessuna iniziativa parlamentare, ma tante chiacchiere. Nel PD si discute ancora - testardamente confuso - di modelli, producendo nuovi pastrocchi come quello uscito dai forum (v. http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/100229/linee_per_la_modernizzazione_e_la_riforma_democratica_dellordinamento_costituzionale) che rilanciano l'uninominale alla Camera, ed un'altro sistema - detto di impronta "federalista" per il Senato. E ci risiamo. Come se nel PD non ci fossero mai state posizioni a favore del modello tedesco. Come se dal 1992 ad oggi nessuno dentro il PD si fosse convinto che non funziona il bipolarismo in Italia. Ma come bisogna dirglielo?
Nel frattempo si sta profilando un "terzo polo" (già battezzato da Avvenire "un terzo pasticcio", perciò vedremo quanto dura...), che comunque è nei fatti politici. Così come esistono aree sia a sinistra che a destra che con gli attuali partiti in Parlamento non hanno molto in comune, e che comunque soffrirebbero a fare alleanze pre-elettorali con il PD, il PDL o il Centro.

Pertanto, oggi cos'è lo slogan di Grillini, DiPietristi, PDdini e Finiani? Ri-dare la possibilità di scelta dei rappresentanti agli elettori. A parte che questo il PD l'ha già avviato con le primarie, benché non ne è molto convinto (soprattutto non D'Alema... ;-) ). Ma perché coll'uninominale secco? Perché non capire che con il modello tedesco, gli elettori hanno la possibilità di scelta, anche due volte se vogliono: 1 con il voto per il 50% dei seggi assegnati coll'uninominale nella loro circoscrizione scegliendo il candidato "territoriale" che si vuole mandare in Parlamento (con maggioranza relativa nella circoscrizione), e 2 - volendo - partecipando in uno dei partiti a comporre a livello locale/provinciale/regionale le liste di candidati per il voto proporzionale che assegnano l'altra metà dei seggi in Parlamento, magari attraverso primarie interne ai partiti, o metodi simili, più partecipativi comunque (a scelta del partito!).
Se poi qualche raggruppamento di partiti (il PD ed alleati vicini?) volesse fare un passo ulteriore potrebbe anche scegliere liberamente di fare delle primarie di coalizione per scegliere un unico candidato comune per l'uninominale in ciascuna circoscrizione. Così si evita di disperdere il voto, senza che questo debba costringere a fare patti pre-elettorali stretti o incomprensibili (come la famigerata Unione del 2006).

E poi: c'è una urgentissima necessità di uniformare le leggi elettorali, non di aggiungerne altri metodi. Già oggi in Italia si contano 5 sistemi elettorali diversi (per i Comuni, le Province, le Regioni, il Parlamento nazionale e le Europee). Questo crea solo confusione, una confusione totale, tanto che mi tocca ogni volta di spiegare a parenti ed amici come conviene votare per questa o quell'altra elezione, perché crea delle differenze fortissime nel risultato.

Invece dovrebbe esserci uno solo, massimo due modelli, che valgono per tutte le tipologie di elezioni, con al massimo delle correzioni parziali a livello regionale (da permettere in un quadro federalista) che possono incrementare la rappresentatitività oppure garantire maggiore stabilità di governo a livello regionale, a seconda delle preferenze regionali, ma nell'ambito del sistema generale valido a livello nazionale. Questo prima di tutto per rispetto dell'elettore, che non deve essere un professore di diritto costituzionale per poter capire cosa succede col suo voto. Ma deve potersi abituare negli anni che il suo voto avrà un risultato più o meno certo. Perciò proporre oggi due sistemi elettorali diversi per Camera e Senato, perlopiù nuovi rispetto alle leggi attuali, sembra voler solo contribuire ad una maggiore confusione.

Infine, anche se non mi sembra che possa avere delle grandi chance attualmente, perché non si propone un disegno di legge elettorale, proprio adesso, che Berlusconi ha vinto più o meno la fiducia del 14 dicembre 2010 (vittoria di Pirro?), ma che sembra che si andrà comunque alle elezioni nel 2011 (la Lega cosa farà?), per vedere chi vuole veramente il bene del paese e chi invece è solo interessato alla sua bottega? Avanti popolo, chi vivrà vedrà.

domenica 4 novembre 2007

In breve: Il Doppio Turno alla francese

...evito di entrare troppo nel dettaglio, ma a parte eventuali vantaggi o svantaggi che potrebbe avere il doppio turno, ho una perplessità di base... ma perché con il doppio turno si chiede l'elettore prima di esprimere la sua scelta politica (al primo turno), per poi costringerlo a rettificare eventualmente questa scelta al secondo turno???

Forse perché si pensa che l'elettore non è abbastanza maturo per fare subito la giusta scelta???

O forse perché si dà prima la possibilità a TUTTI di esprimere il proprio voto assegnando qualche seggio, per poi restringere il campo e distribuire una parte dei seggi nel secondo turno ai partiti maggiori con i soli voti dei loro elettori (perché quelli che non scelgono i partiti maggiori non andranno mica più a votare al secondo turno)???

Dubbi su dubbi, ma mi pare ovvio il grave deficit di rispetto per l'intelligenza degli elettori che si esprime nel doppio turno, anzi, pare che si tratti proprio di una presa per i fondelli...

Critica No. 3: “Non contrasta efficacemente la frammentazione”

Premesso che sia compito di una legge elettorale di contrastare la frammentazione politica, è vero che il la legge elettorale tedesca non inibisce la frammentazione dei partiti, come siamo abituati a vederla in Italia. Semplicemente perchè non esiste principio generale che sia compatibile con i principi della democrazia e nel nome del quale si possa vietare la creazione di partiti o la loro partecipazione a pieno titolo alle competizioni democratiche. Ogni tipo di intervento in questo senso sarebbe di dubbia costituzionalità.

La cultura politica della responsabilità e del bene comune superiore agli interessi di parte non si può imporre per legge. Essa richiede processi culturali lunghi e al massimo un calcolo di convenienza o di decenza ed immagine nei confronti dei loro elettori.
Il Partito Democratico è in Italia un primo passo verso questa cultura, e altri potrebbero esserlo progetti come la “Cosa Rossa”, il “Partito delle libertà” o il “Grande Centro” (se fosse veramente “grande” in termini d dimensioni :-) ...).

L'unica possibilità che rimane a una collettività politica per salvaguardare nell'interesse del bene comune “supremo” ed in nome della responsabilità nei confronti dei cittadini è di garantire governabilità e stabilità, e perciò disincentivare la frammentazione dei movimenti e partiti politici. E questo nel sistema tedesco viene fatto attraverso lo sbarramento al 5% e – molto importante – attraverso la limitazione delle possibilità di incidere ed intervenire nella vita parlamentare sui processi legislativi (accesso alle e funzioni nelle commissioni, tempi di intervento in aula, definizione degli ordini del giorno, limitati fondi, ecc.) per quei deputati o gruppi di deputati che abbandonano una “frazione” parlamentare o che dopo le elezioni si suddividono in diversi gruppi parlamentari, nonostante che prima delle elezioni avessero fuse le loro liste nell'intento di superare la soglia di sbarramento (vedi i casi di PdCI/Verdi al Senato e RNP di socialisti e radicali).

La statistica può essere di un certo aiuto: il numero di partiti rappresentati nel parlamento federale tedesco sono 3 partiti fino alla fine degli anni '70 (CDU/CSU, SPD e FDP – i liberali), poi la nascita dei Verdi, e dal 2005 anche l'emergere di un partito a sinistra di Verdi e SPD la cosidetta “Sinistra” composta da movimenti para-sindacali e post-comunisti dell'ovest e il partito PDS dell'est, erede dell'SED, l'ex-Partito Socialista Unitario della RDT. Così in effetti qualcuno potrebbe dire che nonostante questi dispositivi anche in Germania si è arrivati a frammentare il panorama politico sempre di più, fino ad raggiungere oggi 5 partiti rappresentati in parlamento. Già questo numero sarebbe un grande successo per una realtà come quella italiana, ma anche per un'altra realtà come quella francese dove il “doppio turno” secondo alcuni farebbe miracoli per limitare la frammentazione, nonostante che ancora oggi sono presenti 12 partiti nell'Assemblée Nationale. Ma soprattutto l'emergere dei Verdi e de “La Sinistra” è da valutare all'interno di processi socio-culturali e politici che hanno in qualche maniera imposto la nascita di nuove aggregazioni, per necessità storiche, che però potrebbero benissimo essere superati da altre determinanti storiche.

Per esempio, benché i Verdi tedeschi riscuotono ancora un consenso relativamente sostanzioso (a livello nazionale del 9-11%), che si spiega sia con un proprio consolidato “blocco culturale” specialmente nelle grandi città, che con il premio che le varie opposizioni riscuotono attualmente grazie alla “Grande Coalizione” tra CDU/CSU e SPD, sono in verità destinati a essere superati come movimento o partito, dato che lo sviluppo sostenibile, la protezione dell'ambiente e la tutela dei consumatori stanno man mano diventando dominio comune anche per i grandi partiti (v. l'impegno della Cancelliera Angela Merkel su questi temi in Europa e nel mondo o il nuovo manifesto per uno sviluppo sostenibile della SPD).

Invece la divisione dell'ala sinistra e sindacalista del SPD dall'ala riformista e liberale che ha contribuito alla nascita de “La Sinistra” è – direi – fisiologica sia per la differente etica politica delle due correnti (vedi anche maggioranza e minoranza dei DS che sul PD si sono separati), sia per la crisi sociale ed economica causata da politiche economiche “imposte” dall'Unione Europea e da soluzioni neoliberali impropriamente addottate anche dal governo Schroeder – e a mio parere miopi - che scuotono nel profondo il vecchio ampio consenso sociale attorno all'”Economia sociale di mercato”, fondato negli anni '50 da Ludwig Erhard.

Scusandomi per l'excursus, queste argomentazioni mi servono per dire 2 cose:
nonostante l'emergere di 2 nuove formazioni politiche minori, ma non minoritarie, rappresentate nel parlamento federale tedesco, nell'arco DEGLI ULTIMI 30 ANNI, queste “frammentazioni” non sono altro che fisiologiche e non c'entrano niente con la frammentazione partitica italiana, che per la stragrande maggioranza è dovuta più a una cultura politica degl'interessi di parte, della difficoltà dell'elite italiana di saper collaborare o delle aggregazioni ideologiche. Anzi, visto che queste nuove formazioni sono abbastanza “giustificate” storicamente, risulta evidente l'equilibrio del “modello tedesco”, sia per la sua flessibilità democratica nel permettere l'emersione di innovazioni politiche, che per la sua funzione “anti-frammentazione”, cioè di disincentivare la crescita di movimenti e partiti poco rappresentativi.

Pertanto, immaginare qualsiasi limitazione, divieto o disincentivo draconiano (p.es. sbarramento al 10%, maggioritario secco, ecc.) per risolvere questi “mali” equivalgono solo a tentativi di amputazione che non garantiranno di salvare l'organismo. Il tipo di frammentazione politica italiana può essere disincentivato e forse limitato in parte con dispositivi come nel “modello tedesco”, ma può veramente essere superato solo con il buon esempio da parte dell'elite e dei grandi partiti italiani nell'affrontare in maniera democratica e matura le difficoltà di stare assieme in grandi aggregazioni, o con la dialettica politica che sa privilegiare il valore della collaborazione, piuttosto che gli interessi di parte di qualcuno, e con esemplari compromessi virtuosi piuttosto che voler soddisfare sempre tutti con i compromessi “all'italiana”, come si prova a fare quasi con ogni finanziaria (e Berlusconi qui non si salva affatto...).

Anzi, le limitazioni troppo forti espongono il sistema politico e la società al rischio di non permettere più la possibilità dell'emersione di innovazioni sul piano politico. Come nel caso dell'Inghilterra, dove grazie al maggioritario secco negli ultimi 50 anni è riuscito appena un solo nuovo partito ad entrare in parlamento – i liberal democrats – oltre ai due grandi partiti “storici” (Conservative Party and Labour Party). Il partito verde britannico, benchè esiste da quasi 3 decenni, non è mai riuscito a portare nemmeno 1 rappresentante nel'House of Commons nonostante picchi elettorali del 12-15% di consensi, cosa che ha prodotto una politica nazionale scarsamente attenta alle tematiche tipicamente care a questa formazione, se non recentissimamente nel governo Brown per le ragioni ovvie legate al cambio climatico.

Per concludere, usare il sistema elettorale per combattere la frammentazione è sicuramente non risolutivo. Ma a paragonare la situazione di rappresentanza politica in Germania con quella di altri grandi paesi europei, si nota che nel sistema tedesco si contano ad oggi (in 58 anni di Repubblica Federale) solo 5 partiti rappresentati nel parlamento federale contro il numero alto e difficile da stabilire di partiti e movimenti nel parlamento italiano, ma soprattutto anche meno della metà dei partiti francesi rappresentati oggi (2007) nell'Assemblée Nationale, nonostante il sistema del doppio turno. Invece al confronto con il Regno Unito, che conta meno partiti nell'House of Commons, però il sistema tedesco mostra maggiore flessibilità e apertura al nuovo. Questo equilibrio direi dovrebbe essere un argomento molto forte per i legislatori italiani...

giovedì 1 novembre 2007

Critica No.2: Lo sbarramento al 5% è antidemocratico

Ovviamente questa critica è la più sentita dai piccoli partiti. Ma non per quello è quella meno importante. Ci sono 3 modi per rispondere: uno storico-politico, uno etico e uno comparativo (con i sistemi elettorali utilizzati negli ultimi 13 anni in Italia o quelli auspicati).

Dal punto di vista storico-politico: la assemblea costitutiva tedesca riteneva "non sufficientemente rappresentativo del bene comune" il voto per un partito che non raggiunge almeno il 5% dei voti, certamente ricordandosi dell'ingovernabilità della repubblica di Weimar e pensando agli effetti di antipolitica e successiva accesa di un movimento antidemocratico (il nazionalsocialismo) che ha prodotto. In questo senso ogni politico italiano, che conosce simili problemi di sfiducia nelle istituzioni in Italia, dovrebbe tenere in mente questo ragionamento.
Inoltre, essere un partito con meno di 5% dei voti e non essere rappresentato con deputati in parlamento NON VUOL DIRE ESSERE UN PARTITO VIETATO. Rimangono aperte sempre tutte le sedi extra-parlamentari per formulare le sue proposte o protestare contro le decisioni del parlamento e del governo, come i mass media, le piazze, i circoli, ecc. Semmai si potrebbe ragionare su una forma - perlomeno limitata - di finanziamento pubblico ANCHE di quei partiti che rimangono esclusi dal parlamento (a differenza di quanto succede invece in Germania).

Dal punto di vista etico lo sbarramento al 5% e ritenere meno voti "non sufficientemente rappresentativi del bene comune" si spiega con una visione della politica alla Max Weber nel senso dell'etica della responsabilità (contrapposta all'etica della coscienza o della testimonianza). Il rappresentante del popolo non è eletto in parlamento per testimoniare la sua coscienza o i suoi valori ed ideali. E' eletto in parlamento per prendere responsabilità nei confronti dei cittadini, sia come governo che come opposizione, ma sempre prendendo o contrastando delle decisioni che ritiene responsabili (o meno) per la società e gli individui.

Dal punto di vista comparativo e pragmatico: Certamente si potrebbe disquisire a lungo sul fatto se 5% sono troppo alti, giusto o addirittura bassi, o se il principio è democratico o meno. Direi, che la soglia del 5% è certamente una concessione alla stabilità e governabilità a discapito di un alto grado di democraticità e rappresentatività, ma è una scelta NELL'INTERESSE DELLA DEMOCRAZIA STESSA (anche se non sempre nell'interesse dei partiti).
Se però paragoniamo altri dispositivi con lo sbarramento al 5%, come per esempio il premio di maggioranza, il doppio turno o i noti limiti (o meglio le note costrizioni) del sistema maggioritario credo che anche questi sistemi hanno dei forti difetti di democraticità per quanto riguarda l'autonomia della scelta degli elettori o l'autonomia dell'azione politica dei partiti.

Critica No. 1: Non incentiva il bipolarismo

1. "IL MODELLO TEDESCO NON GARANTISCE IL BIPOLARISMO E PERCIO' PORTEREBBE A UNA MAGGIORE INSTABILITA' ED INGOVERNABILITA' IN ITALIA oppure PORTA A COALIZIONI DI LARGHE INTESE (o alla Grosse Koalition)": è vero che nella legge elettorale tedesco o nelle regole parlamentari relative non esistono dispositivi che incentivano o impongono cartelli o alleanze elettorali tra vari partiti costituiti prima delle elezioni. Ne' questo è possibile senza fondere le liste. Partiti che vogliono portare solo i loro candidati in parlamento con i voti a loro dati dagli elettori, si devono presentare da soli.
MA...
- i partiti piccoli rischiano di non superare lo sbarramento del 5% e non possono evitare lo sbarramento "fingendosi alleati con altri" per poi in parlamento andare di nuovo per vie proprie, come regolarmente è accaduto in Italia dal 1994 in poi, da quando si è cercato di incentivare prima con il maggioritario al 75% dei seggi in parlamento e poi
- con il "porcellum" di Calderoli - con le "alleanze dichiarate" nel 2006. Questo modello di "Bipolarismo" che dovrebbe garantire stabilità e governabilità in verità ha creato in Italia 9 governi diversi in 13 anni, dal 1994 ad oggi (Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'Alema I + II, Amato, Berlusconi II + III, Prodi II) mentre in Germania con il suo sistema elettorale e la sfiducia costruttiva possiamo contare solo 17 governi dal 1949 al 2007 (e solo 8 cancellieri diversi). Pare ovvio che il sistema tedesco in questo senso è largamente più stabile anche senza incentivare od imporre il bipolarismo. Il trucco sta nello sbarramento del 5% e nella sfiducia costruttiva.

- la creazione di una colazione di governo è più onesta, più democratica e più equilibrata nei contenuti se fatta dopo la conta dei voti: se pensiamo ad esempio all'Unione che ha vinto le elezioni del 2006. E' stato elaborato un programma di questo cartello elettorale, senza tenere in considerazione il reale peso elettorale dei singoli partiti, concedendo eventualmente compromessi a partiti che poi si rivelavano di avere solo il 2 percento di voti (IdV, UDEUR, PdCI, Verdi, RNP, ecc.). Questi accordi pre-elettorali si rivelano così dei macigni per un governo.

- Dei 17 governi in Germania dal 1949 ad oggi solo 2 sono stati "di larghe intese" o "Grosse Koalitionen" dei 2 maggiori partiti di centro-destra e centro-sinistra (CDU/CSU e SPD). Perciò non si può parlare di effetto automatico del modello tedesco, anzi. Ma a volte non ci sono maggioranze alternative possibili in parlamento se non trovare una larga intesa. Allora anche questo deve essere possibile, nell'interesse dei cittadini. E forse occorre aggiungere che grazie alla sfiducia costruttiva solo un cancelliere è stato sfiduciato in parlamento e sostituito da una altro (Schmidt-Kohl 1982). Ed è altrettanto importante ricordare che il secondo governo Schroeder dal 2002 governava con soli 2 voti per 3 anni, fino a dimettersi più per pressioni dell'opinione pubblica che per una crisi di governo.

Accusare il sistema tedesco di non essere "bipolarista" e di portare a larghe intese, non corrisponde alla realtà e serve al massimo a difendere gli interessi di bottega dei piccoli partiti oppure di mantenere i governi ricattabili da pochi voti. Ma perché leader di
partiti medio-grandi come Fini o Veltroni dovrebbero volere proprio questo???? E' veramente difficile da spiegare se non che magari non conoscono bene il "modello tedesco".... Forse a Fini potrebbe preoccupare un governo di larghe intese Forza Italia-Partito Democratico... anche se sarà molto difficile che ciò avvenga...

A Veltroni e Fini ed altri scettici del sistema tedesco come Angelo Panebianco va forse anche detto che lo sbarramento al 5% si traduce AUTOMATICAMENTE in un premio ai partiti medio-grandi, perché se si pensa che oggi come oggi (2007) approssimativamente un 20% dei seggi in parlamento è assegnato a deputati di partiti che non raccolgono il 5% di voti. Quando questi partiti non arrivano sopra il 5% con uno sbarramento elettorale, tali 20% di seggi verranno attribuiti ai partiti che invece entrano in parlamento, ma - democraticamente - in base ai reali voti che hanno ottenuti e non un 20% forfetario come succede oggi. Perciò, Veltroni, occhio a questa opportunità (e democraticità) e Fini, sbrigati a fare il Partito della Libertà col Berlusca !!! Certo, anche PRC, PdCI, Verdi e SD non dormono e potrebbero eguagliare AN con la "Cosa Rossa", ma come disse Gorbaciov... "chi arriva tardi verrà punito dalla vita"...!

IL MODELLO TEDESCO IN BREVE

I tratti essenziali del "modello tedesco" riguardano il sistema elettorale e le regole parlamentari.

Il sistema elettorale:

1. Il 50% dei seggi (299) in parlamento vengono assegnati sulla base del voto proporzionale o "di lista". Le liste vengono presentate dai partiti su base regionale (che possono scegliere internamente tutte le modalità e procedure democratiche che preferiscono per arrivare alla compilazione della lista), il primo posto nella lista sarà il primo eletto, il secondo posto, il secondo eletto, ecc.

2. L'altra metà dei seggi viene assegnato in base a
- la maggioranza relativa di un candidato in un collegio uninominale (più voti di altri candidati anche se sono solo 23% contro altri che non lo superano). Ci sono 299 collegi uninominali in Germania dal 1990.
- fino ad un massimo di candidati di un singolo partito in relazione al voto proporzionale (o di lista).
Questa seconda modalità produce a volte l'effetto che vengono assegnati più seggi, che in effetti sono variabili, ma sono dal 1990 "normalmente" 598. Ciò avviene perché può capitare che un partito ottiene la relativa maggioranza dei voti proporzionali ed anche dei collegi uninominali, ma dovrebbe limitare i suoi rappresentanti in parlamento, perché il numero dei seggi sarebbe normalmente solo 598 ed anche gli altri partiti devono poter mandare tutti i loro candidati che hanno diritto a un seggio (o per voto di lista o per vittoria nel "maggioritario"). E' un dispositivo di compensazione per evitare che un partito vincente venga punito.
Questa stranezza dipende dal sistema di calcolo ed assegnazione dei seggi che porta il nome del matematico belga "De Hondt", che è ampiamente riconosciuto dagli esperti come una dei migliori e più chiari usati per l'assegnazione dei seggi.

La variabilità dei seggi (con la sola possibilità di aumentarli) si traduce nei fatti in una specie di "premio di maggioranza" che però non viene solo assegnato al partito maggiore, bensì anche agli altri partiti, sempre in relazione ai voti di lista ottenuti ed ai collegi uninominali vinti con maggioranza relativa nel singolo collegio.

3. Un partito, per entrare in parlamento, deve superare il 5% dei voti oppure vincere con i suoi candidati in almeno 3 collegi uninominali la maggioranza relativa. Nel secondo caso entreranno in parlamento solo questi 3 rappresentanti, e NON anche altri candidati di lista eventualmente in relazione ai voti ricevuti.

4. Non sono ammessi alleanze di liste varie, di coalizioni preconfigurate prima delle elezioni di partiti o movimenti distinti come la "Casa delle Libertà" o "L'Unione". Se due partiti o movimenti vogliono presentarsi assieme alle elezione per superare la soglia di sbarramento del 5% devono fondere anche le liste e presentare una unica lista (successo alle ultime elezioni nel 2005 quando il movimento para-sindacalista WASG si è presentato assieme al partito postcomunista della Germania dell'Est PDS. Oggi i due partiti si sono fusi nel partito "Die Linke" - "La Sinistra").


L'elettore trova nella cabina elettorale 2 schede molto semplici: una per eleggere il "candidato diretto" nel suo collegio ed una per votare una lista (un partito o movimento). Come risulta dalle regole sopra, il voto sulla seconda scheda è più importante per l'assegnazione dei seggi, mentre la prima scheda elettorale per eleggere il candidato direttamente garantisce maggiore identificazione con la persona.

Le regole parlamentari:

1. Solo se un partito supera il 5% dei consensi potrà mandare in parlamento i suoi rappresentanti nell'ordine della percentuale di voto che ha ottenuto (p.es.: 10% di voti, 10% dei seggi assegnati = ca. 60 seggi su 598). E solo in questo caso tale lista può costituire una "Fraktion" o Fazione parlamentare con tutti i diritti di incidere sugli ordini del giorno e gli iter parlamentari e con uguali diritti di intervento. Se un deputato esce dal suo partito (o viene espulso) mantiene il seggio ma non può, nemmeno assieme ad altri deputati singoli, formare una fazione, e i suoi diritti di partecipare alla vita parlamentare vengono drasticamente ridotti (non può incidere su ordini del giorno, ha meno tempo per intervenire nei dibattiti, ecc.). Anche un partito che ha vinto "solo" 3 collegi uninominali senza superare lo sbarramento del 5% non può costituire una fazione, ed invia in parlamento solo 3 eletti.

2. Il Cancelliere (non tutto il governo) viene eletto dalla maggioranza più uno dei parlamentari.

3. Il Cancelliere può solo essere sfiduciato se contemporaneamente si presenta una maggioranza alternativa in parlamento per un altro candidato cancelliere ("sfiducia costruttiva"). Se non si riesce ad eleggere un altro cancelliere, la sfiducia è respinta. Ovviamente il cancelliere può dimettersi di sua spontanea volontà. In tal caso si procede entro un periodo definito a nuove elezioni.

4. Il Cancelliere nomina i ministri del suo governo, che devono giurare davanti al parlamento, e può revocarli a sua discrezione. Il cancelliere detiene anche la cosiddetta "Competenza delle linee guida" del governo, cioè egli può definire, limitare ed orientare le azioni dei suoi ministri.

Questo intanto per dare il quadro del "modello tedesco" a grandi linee. Ovviamente ci sarebbero mille dettagli, ma può bastare così.