venerdì 17 dicembre 2010

Dopo 3 anni...

Sono passati 3 anni dagli ultimi post, il tentativo di Veltroni tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 di cambiare la legge elettorale prima delle elezioni del 2008 è fallito, Berlusconi è stato ri-eletto con la stessa legge e dopo 2 anni di progressivo avvicinamento a una "democratura", con chiari tratti di regime populista-peronista, oltre a innumerevoli scandali e scosse, siamo di nuovo qui, forse a un passo da nuove elezioni nel 2011.
Sul fronte legge elettorale cosa è successo? Nessuna iniziativa parlamentare, ma tante chiacchiere. Nel PD si discute ancora - testardamente confuso - di modelli, producendo nuovi pastrocchi come quello uscito dai forum (v. http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/100229/linee_per_la_modernizzazione_e_la_riforma_democratica_dellordinamento_costituzionale) che rilanciano l'uninominale alla Camera, ed un'altro sistema - detto di impronta "federalista" per il Senato. E ci risiamo. Come se nel PD non ci fossero mai state posizioni a favore del modello tedesco. Come se dal 1992 ad oggi nessuno dentro il PD si fosse convinto che non funziona il bipolarismo in Italia. Ma come bisogna dirglielo?
Nel frattempo si sta profilando un "terzo polo" (già battezzato da Avvenire "un terzo pasticcio", perciò vedremo quanto dura...), che comunque è nei fatti politici. Così come esistono aree sia a sinistra che a destra che con gli attuali partiti in Parlamento non hanno molto in comune, e che comunque soffrirebbero a fare alleanze pre-elettorali con il PD, il PDL o il Centro.

Pertanto, oggi cos'è lo slogan di Grillini, DiPietristi, PDdini e Finiani? Ri-dare la possibilità di scelta dei rappresentanti agli elettori. A parte che questo il PD l'ha già avviato con le primarie, benché non ne è molto convinto (soprattutto non D'Alema... ;-) ). Ma perché coll'uninominale secco? Perché non capire che con il modello tedesco, gli elettori hanno la possibilità di scelta, anche due volte se vogliono: 1 con il voto per il 50% dei seggi assegnati coll'uninominale nella loro circoscrizione scegliendo il candidato "territoriale" che si vuole mandare in Parlamento (con maggioranza relativa nella circoscrizione), e 2 - volendo - partecipando in uno dei partiti a comporre a livello locale/provinciale/regionale le liste di candidati per il voto proporzionale che assegnano l'altra metà dei seggi in Parlamento, magari attraverso primarie interne ai partiti, o metodi simili, più partecipativi comunque (a scelta del partito!).
Se poi qualche raggruppamento di partiti (il PD ed alleati vicini?) volesse fare un passo ulteriore potrebbe anche scegliere liberamente di fare delle primarie di coalizione per scegliere un unico candidato comune per l'uninominale in ciascuna circoscrizione. Così si evita di disperdere il voto, senza che questo debba costringere a fare patti pre-elettorali stretti o incomprensibili (come la famigerata Unione del 2006).

E poi: c'è una urgentissima necessità di uniformare le leggi elettorali, non di aggiungerne altri metodi. Già oggi in Italia si contano 5 sistemi elettorali diversi (per i Comuni, le Province, le Regioni, il Parlamento nazionale e le Europee). Questo crea solo confusione, una confusione totale, tanto che mi tocca ogni volta di spiegare a parenti ed amici come conviene votare per questa o quell'altra elezione, perché crea delle differenze fortissime nel risultato.

Invece dovrebbe esserci uno solo, massimo due modelli, che valgono per tutte le tipologie di elezioni, con al massimo delle correzioni parziali a livello regionale (da permettere in un quadro federalista) che possono incrementare la rappresentatitività oppure garantire maggiore stabilità di governo a livello regionale, a seconda delle preferenze regionali, ma nell'ambito del sistema generale valido a livello nazionale. Questo prima di tutto per rispetto dell'elettore, che non deve essere un professore di diritto costituzionale per poter capire cosa succede col suo voto. Ma deve potersi abituare negli anni che il suo voto avrà un risultato più o meno certo. Perciò proporre oggi due sistemi elettorali diversi per Camera e Senato, perlopiù nuovi rispetto alle leggi attuali, sembra voler solo contribuire ad una maggiore confusione.

Infine, anche se non mi sembra che possa avere delle grandi chance attualmente, perché non si propone un disegno di legge elettorale, proprio adesso, che Berlusconi ha vinto più o meno la fiducia del 14 dicembre 2010 (vittoria di Pirro?), ma che sembra che si andrà comunque alle elezioni nel 2011 (la Lega cosa farà?), per vedere chi vuole veramente il bene del paese e chi invece è solo interessato alla sua bottega? Avanti popolo, chi vivrà vedrà.

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